Madre Teresa, luce della città
Il nome è evocativo. Quasi un paradigma: Madre Teresa, di Milano, perché a Milano opera al servizio della speranza. Madre di giovani donne che invocano il bisogno di far nascere il proprio futuro. Il velo la rende sorella di tante che hanno scelto un’espressione esclusiva della femminilità. Il sindaco Letizia Moratti, consegnandole oggi, a Palazzo Reale, il premio Milanodonna da lei ideato e evoluto, le rende onore tra quante hanno lasciato un segno nella città.
Madre Teresa Gospar è fondatrice e direttrice di una grande e articolata struttura che accoglie adolescenti in difficoltà, affidate dai Servizi Sociali, spesso dal Tribunale per i minorenni; il Centro Servizi psicopedagogici e Comunità educative Villaluce. La dicitura un po burocratica non rende ragione dell’atmosfera di quasi felicità, o sospensione del dolore, che avvolge le piccole comunità educative diffuse nel territorio metropolitano, contrassegnate con nomi di stelle, ancorate alla prima casa madre, aperta ad Affori oltre 25 anni fa: Villaluce. Con la scelta di questo nome, l’allora arcivescovo di Milano Carlo maria Martini aveva propiziato il cammino di un gruppo di religiose decise a svolgere la loro missione in modo nuovo, in una società più accogliente e più sensibile alla condivisione della sofferenza, per andare incontro al bisogno con più pazienza e tolleranza, restituendo il ruolo di protagonista a chi doveva intraprendere un percorso educativo.
Le ragazze di Villaluce hanno raccontato le loro storie vere ed emozionanti in un’antologia curata da Anna Mangiarotti, “Ciao, sono Luce. Storie di straordinaria Speranza” (Scheiwiller).
Sotto questa luce, l’8 marzo sembra ritrovare davvero un significato. Una festa. Che vale sicuramente per le protagoniste del progetto”Da ragazza a donna”: dieci adolescenti ospiti delle comunità educative di Villaluce, accompagnate verso la maturità, l’autonomia, il completamento degli studi, l’inserimento nel mondo del lavoro. Alle giovani provenienti da gravi situazioni di disagio, le amministrazioni locali garantiscono assistenza solo fino ai 18 anni. Spesso, non è sufficiente. A restituire loro il futuro, provvedere una rete sinergica guidata dall’Associazione familiare ConVoi Onlus, il generoso sostegno della Fondazione Cariplo.
Articolo tratto da “Il Giorno”