Allenate per sorridere con gli occhi

Un modo nuovo di vedere il mondo

“Recentemente leggevo che questo 2020 ci ha messo un po’ alle porte, nel senso economico del termine, eppure più che alla porta forse siamo stati messi alle finestre. Diciamo, anche, che abbiamo imparato a starci in un modo tutto nuovo che nessuno si aspettava.
Sembriamo forse gli stessi di prima eppure dentro di noi qualcosa è inevitabilmente cambiato. Abbiamo visto il nostro paese spegnersi mano a mano, ci siamo sentiti chiamati in causa. Come per gli eroi non siamo riusciti a sottrarci e abbiamo dovuto scegliere di rinunciare: agli affetti, alle abitudini, ai vizi, alla libertà.
Costrette a stare nelle nostre case, noi che non ci siamo neanche scelte. Appoggiate ai davanzali e con il naso incollato al vetro guardavamo i parchi vuoti con la rabbia di chi non vuol sentire, capire. Ci siamo dovute fermare, come una battuta d’arresto in un tempo sospeso che non ci sapeva di niente e che ci ha costrette a concentrarci su di noi, ad ascoltarci e a ripensarci. Un’operazione che alle volte ci ha fatto anche più spavento di questo virus. Eppure, più che a smettere di avere paura abbiamo voluto imparare a tremare. Ed è allora che lentamente abbiamo spostato lo sguardo da tutte quelle abitudini che ci tranquillizzavano, soprassedendo al rancore e riscoprendo ciò che abbiamo spesso trascurato, lasciandoci alle spalle le finestre e le persiane, portandoci all’interno. Come i bambini quando osservano il mondo per la prima volta, con la stessa sana curiosità, abbiamo imparato a guardare quello che da sempre avevamo di fronte. L’appartamento a volte ci è sembrato stretto e allora noi abbiamo imparato a prestare il nostro sguardo a chi con urgenza cercava una tana. Con un po’ di allenamento i nostri sorrisi sono diventati sempre più grandi, abitabili e forse adesso ci viene più difficile porgere la mano ma, nonostante questa mascherina che ci taglia il fiato, ci siamo allenate per sorridere con gli occhi. Tra compagne ci siamo interrogate e, alle volte, stropicciate un po’ la faccia, riscoprendone una nuova, curiosando oltre i nomi consumati con cui amiamo parlare di noi, degli altri, delle cose. Bizzarro come può diventare oro tutto questo tempo altro, diverso, strano…”

L’importanza del gruppo

Salve a tutti, con questa lettera vogliamo raccontare come abbiamo vissuto la quarantena nella Comunità Educativa Sestante. Viviamo in questa Comunità di Villaluce da circa 4 anni: essendo una realtà diversa e a volte poco considerata, ci tenevamo a far conoscere anche il nostro vissuto.

Come tutti sappiamo, il lockdown è stato un momento difficile e molto strano per tutti. Nonostante i mesi trascorsi completamente lontane dai nostri famigliari e amici siano stati duri, abbiamo scoperto l’importanza del gruppo come supporto e riscoperto la bellezza delle piccole cose.

In questi mesi ci è capitato più volte di vedere quanto il gruppo fosse fondamentale: una delle ragazze, per esempio, ha avuto la sfortuna di avere una polmonite nel bel mezzo dell’epidemia, niente di collegato al virus in circolazione non preoccupatevi! In ogni caso, questa situazione ha fatto emergere il gruppo come fonte primaria di allegria e supporto. La ragazza è stata in isolamento durante la quarantena per evitare ogni contatto e le altre pur di aiutare la compagna facevano cambi di letti, mangiavano tutte in cucina, seppur piccola, e quando passavano dalla sala si fermavano a parlare con lei anche se attraverso la porta – come per dire: “Hey, io ci sono!”. Questo episodio forse è stato il più drastico, ma è per farvi capire come il gruppo, anche nelle situazioni più fastidiose e difficili, sia sempre stato capace di aiutare e supportare. Ad un certo punto della quarantena, però, stava diventando tutto troppo pesante: per esempio, stare sempre insieme alle stesse persone, seguire le video lezioni oppure il fatto di fare la psicoterapia in casa. Per quanto grande fosse la casa, infatti, non c’era abbastanza intimità per parlare liberamente delle nostre questioni private, anche se confrontandoci tra di noi abbiamo cercato di rispettare il più possibile ognuna gli spazi delle altre. Oltre alle cose difficili, abbiamo potuto scoprire tante parti di noi stesse, delle compagne e educatrici.

Crediamo che questa quarantena sia servita molto a farci riflettere e farci prendere una pausa dalla frenesia di Milano. Anche se a volte è stato davvero faticoso, abbiamo avuto il modo di fermarci e guardarci dentro e attorno. Prima di questa esperienza, avevamo smesso di credere nel gruppo e all’inizio della quarantena ci siamo un po’ isolate senza condividere le nostre fatiche. Portarsi tutti i pesi da soli però è difficile in qualsiasi caso e, proprio quando pensavamo che i rapporti fossero superficiali, le ragazze e le educatrici ci hanno dimostrato il contrario: dalla compagna che ti porta il caffè quando studi troppo, a quella che ti parla quando non riesci a dormire o quella che apposta ti stuzzica per farti un po’ ridere. Le educatrici hanno cercato di comprendere le nostre fatiche e parlarci anche una ad una e questo ha aiutato molto nel rapporto individuale con loro. Ci siamo aiutate, venute incontro e un po’ “modificate” a vicenda e la cosa più bella è che non l’abbiamo nemmeno fatto apposta: nella nostra spontaneità di fare dei piccoli gesti, ci siamo aiutate in grande.

Sicuramente sarà un anno che non dimenticheremo: se pensiamo alla quarantena ci vengono in mente le sere a ballare tra di noi, quelle a parlare di cose serie e non, i 2 compleanni festeggiati qui in casa, le risate, gli abbracci, i pianti.
Ci porteremo dentro tutto perché, per quanto faticosa, questa quarantena ci ha regalato e insegnato molto: siamo più consapevoli, sentiamo maggiormente l’affetto delle nostre compagne ed educatrici, viviamo la vita fuori diversamente e, tornando a casa, sappiamo che qualsiasi cosa possa succedere fuori, a Casa andrà tutto bene.

Un saluto dalle ragazze della Comunità Educativa Sestante.