fare rete articolo di madre teresa gospar

Fare rete…imparare a lavorare insieme

Essere in tanti non è sempre una risorsa: se si è molte individualità solo aggregate, si può rischiare di fare un complesso di cammini che viaggiano in parallelo, senza incontrarsi mai e soprattutto senza costruire nulla insieme.
Noi, invece, educatori religiosi e laici di Villaluce, uniti dall’unico carisma di Gesù Crocifisso e Risorto, vogliamo fare del nostro essere tanti e diversi una rete che sa rischiare. Obiettivo: avere una direzione comune, un progetto condiviso, nella fatica e nella ricchezza di conoscersi, confrontarsi, camminare insieme. Solo così le nostre ragazze possono crescere e maturare, come ci ricordano le parole di madre Teresa.

“Famiglie, reti di famiglie, comunità residenziali, centri aggregativi, scuole, parti sociali, associazioni culturali, società sportive, gruppi di volontariato, referenti di parrocchie insieme agli operatori dei servizi comunali (centri socioculturali, biblioteche, servizi sociali, spazi giovanili…) e alle molteplici agenzie educative…tutti siamo chiamati ad assumerci la responsabilità di accompagnare una giovane nel scegliere la propria strada, nel costruire la propria originalità in autonomia e nel dialogo con gli altri, senza aderire passivamente a copioni prestabiliti. Occorre, però, garantire le condizioni che rendano possibile l’assunzione della responsabilità: educativa, sociale, politica. Questi obiettivi possono essere raggiunti solo se condividiamo la consapevolezza che tutti siamo nodi di una rete che, pragmaticamente, si costruisce e ricostruisce, di volta in volta, in funzione dei bisogni delle giovani e del loro diritto di crescere. In questa rete indispensabile e fondamentale è il ruolo della famiglia d’origine, quale essa sia.

La storia di ogni ragazza è inesorabilmente connessa a quella della propria famiglia e, in maniera più allargata, del proprio contesto sociale. Chiedere a una giovane di sostenere cambiamenti significativi operando solo nei suoi confronti – credetemi – rende vano ogni sforzo, perché la ragazza, quotidianamente, si troverà a fare i conti con le proprie RADICI e a misurarsi con quanto la famiglia le ha trasmesso!
Sì, anche nelle situazioni che ci sembrano più compromesse!!! La rinuncia al lavoro con la famiglia indurrà inevitabilmente la giovane ad assumere comportamenti antisociali, con una riproduzione delle problematiche originarie, contribuendo ad ampliare il disagio sociale piuttosto che a contenerlo. Bisogna, dunque, strategicamente, recuperare, lavorare e supportare, in ogni modo, la relazione con la famiglia da cui l’adolescente proviene. Occorre, dunque, incentivare un reciproco investimento tra reti sociali e pubbliche istituzioni, cercando di rispettare e valorizzare le specifiche competenze, anziché continuare a sottolineare le inevitabili deficienze.

Per realizzare ciò ritengo che ogni operatore debba mettersi nell’ottica di un lento e faticoso lavoro di presa di contatti, di dialoghi e confronti, di reciproco ascolto, con i rappresentanti di agenzie educative al fine di promuovere la convergenza di interessi e l’integrazione di risorse attorno a queste questioni, senza avere la pretesa di voler in tal modo risolvere tutti i problemi, ma convinti che la posta in gioco è alta perché si tratta di futuro, nostro e della società…

Insomma, mi sento di dover sottolineare che il processo di maturazione di qualsiasi individuo passa attraverso il rischio del continuo confronto con gli altri, con la realtà, con le esperienze; dove la fatica e la gioia della conquista di piccole ma fondamentali tappe di crescita, insegneranno al giovane ad affrontare la vita con speranza perché sicuro che, anche negli inevitabili errori o cadute 
– da affrontare e trasformare – sarà possibile ritrovare nuove opportunità di realizzazione”.

Dalla formazione al lavoro: la storia di Clara

Per il raggiungimento di un’autonomia consapevole, a fianco della formazione scolastica, la formazione professionale è tra gli obiettivi fondamentali del nostro lavoro educativo. Il nostro Servizio di Educazione al Lavoro si propone quindi di sviluppare percorsi di formazione/lavoro personalizzati, costantemente supervisionati dall’educatore di riferimento e capaci di un approccio multidisciplinare e olistico.

Il passaggio da tirocinio formativo a contratto “vero e proprio” è quanto ci auspichiamo per ogni nostra ragazza che si affaccia al mondo del lavoro, ed è ciò che sperimentano diverse ragazze da noi accolte ogni anno: oggi vogliamo raccontarvi la bella storia di Clara (il suo vero nome è protetto da privacy).

Originaria della Bolivia, Clara è arrivata a Villaluce alla fine del 2015, all’età di 15 anni, dopo alcune burrascose vicende famigliari. Durante i primi mesi di permanenza in Comunità, Clara è molto spaventata, timida, introversa. Fatica a entrare in relazione con gli educatori e con le altre ragazze. Giorno dopo giorno, ha cominciato ad aprirsi con le sue compagne, facendo emergere alcuni aspetti di lei fino a quel momento celati: l’altruismo, la curiosità, la tenacia, la voglia di mettersi in gioco. Clara inizia inoltre a delineare i suoi obiettivi sia personali che lavorativi, primo tra tutti quello di poter lavorare in un ristorante, in particolare in sala.

Essendo una ragazza piena di energia, dopo aver partecipato ai laboratori formativi interni di Villaluce, nella primavera del 2017 si rivolge al Servizio di Educazione al Lavoro per cercare un tirocinio adatto alle sue aspirazioni. La Responsabile del Servizio contatta un ristorante che le sembra adeguato alle caratteristiche della ragazza: è un ristorante facile da raggiungere, non troppo frequentato e caotico, a conduzione famigliare e quindi un ambiente molto accogliente e non “stressogeno”. Il titolare del ristorante accetta di ospitare la ragazza in stage per 4 mesi e di formarla sulle mansioni, senza però poterle garantire un rimborso, che viene quindi coperto dal contributo di AGB Onlus.

Inizialmente Clara, nonostante la grande motivazione, mostra alcune difficoltà legate alla novità del contesto lavorativo, all’ansia iniziale, alla fatica di mantenere alto il livello di concentrazione. I datori di lavoro esprimono la loro insoddisfazione rispetto al percorso della ragazza. Attraverso il supporto del Servizio, dell’educatrice e dei colleghi, Clara riesce a superare le difficoltà iniziali e ad acquisire competenze e autonomie utili per “professionalizzarsi” come cameriera. Si dimostra più ricettiva, dinamica, desiderosa di imparare, maggiormente a suo agio nel contatto con i clienti. I riscontri dei titolari cominciano a diventare positivi, Clara diventa un membro importante dell’organico, tanto che alla fine dello stage decidono di chiederle di collaborare ancora con il ristorante, coprendo i servizi in sala nei week end. La ragazza accetta e firma il suo primo contratto “vero e proprio”, a tempo determinato e con una retribuzione soddisfacente da parte dell’azienda.

Clara è molto felice del suo percorso e si sta formando ulteriormente nel settore: nei suoi giorni liberi sta infatti svolgendo un’attività di apprendistato in modo da arricchire sempre di più il suo bagaglio di competenze trasversali e tecnico-professionali, e da costruire così le basi per un futuro migliore.

teatro del buratto nella rete

Due occasioni formative e stimolanti da condividere insieme

Con l’occasione della giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, lo Spazio Giovani ha proposto ai suoi adolescenti iscritti la visione di due differenti produzioni del Teatro del Buratto di Milano: “Nella rete” e “Straniero Due volte”. Entrambi gli spettacoli riguardano molteplici aspetti della vita dei giovani di questo millennio, della convivenza e dell’inclusione sociale.

“Nella Rete” si incrociano tre storie, segnate da episodi di cyberbullismo, sexting e uso smodato del web e di social network. I protagonisti sono adolescenti che frequentano il liceo, tre personalità diverse, tre modi differenti di vivere la stessa esperienza. Nella rete si muovono sicuri, si sentono, a loro agio: nascosti dietro uno schermo si aprono, si confidano, si sentono illusoriamente intoccabili, si muovono tra un mondo reale e un mondo virtuale.

“Straniero due volte” segue la complessa vita quotidiana di un ragazzo straniero che si trova a percorrere il suo cammino costantemente in bilico tra valori ed usanze della cultura “ospitante” e della cultura d’origine, incarnata dai suoi genitori, molto diffidenti nei confronti di un contesto che sentono estraneo. Il ragazzo, ponendosi a metà strada tra i due stili di vita, si percepisce in un limbo senza fine, sentendosi straniero nei confronti sia dei suoi amici italiani sia della famiglia e quindi delle sue radici culturali.

Tutte le ragazze e i ragazzi dello Spazio Giovani sono rimasti molto colpiti dagli argomenti proposti. Le tematiche decisamente attuali hanno fornito spunti di riflessione per approfondire insieme anche il “vecchio” fenomeno del bullismo, il “nuovo” pericolo del cyberbullismo, le potenzialità e insidie del web. I ragazzi e le ragazze dello Spazio Giovani hanno partecipato con entusiasmo alle due serate: al termine di ogni spettacolo, infatti, hanno potuto esprimersi e confrontarsi con gli attori dando vita ad un dialogo ricco e sentito.

campagna attività estive 2018

Estate a Villaluce:una stagione per crescere

L’estate per le ragazze accolte a Villaluce è un’occasione per sperimentarsi, socializzare e apprendere. Aiutaci a realizzare i loro sogni!

“Quest’estate vorrei fare un’esperienza di stage in gelateria, per imparare a relazionarmi con i clienti… E poi per assaggiare tutti i gusti!”

“Il mio desiderio è quello di vedere il mare per la prima volta e imparare a nuotare”

“Mi piacerebbe tanto conoscere le città italiane, in particolare Roma, con i suoi monumenti e i suoi musei… E magari incontrare il Papa!”

“Ho due materie da recuperare a settembre, vorrei che qualcuno mi affiancasse nello studio”

La gioia della spensieratezza condivisa

Un pensiero dei nostri amici scout

“All’inizio del mese di gennaio noi ragazzi del Clan Zefiro di Santarcangelo-San Vito siamo stati ospiti per offrire servizio presso la Comunità Villaluce. Siamo stati accolti da Giulia del Servizio Socioculturale di Villaluce, che ci ha spiegato in cosa consiste la realtà della comunità, lo scopo e l’impronta educativa con la quale gli educatori accompagnano le ragazze, attraverso un percorso personalizzato. Il nostro servizio sarebbe stato incentrato sull’incontro tra noi e le ragazze, senza mansioni e compiti predefiniti. Offrire semplicemente noi stessi, senza potersi nascondere dietro a un ruolo specifico, ci è sembrata un’opportunità importante che ci ha anche impaurito per le aspettative nostre e delle ragazze.

Il rapporto si è instaurato attraverso attività di gioco, nelle quali la nostra importanza era legata soprattutto alla spensieratezza di questi momenti. Alcune ragazze inizialmente erano diffidenti ma il desiderio e la curiosità di conoscerci hanno permesso loro di aprirsi. Le ragazze hanno anche trascorso qualche serata con il nostro gruppo al completo. Scoprire il nostro spirito di condivisione ha fatto in modo che l’iniziale spaesamento lasciasse spazio alla gioia e alla voglia di mettersi in gioco genuinamente. Oggetto di stupore è stata in generale la nostra vita scout, stupore che tramite la conoscenza si è tramutato in quella che abbiamo avvertito come una sincera empatia nei nostri confronti.

Questo servizio è stato per noi fortificante e ci ha fatto riflettere su come spesso un momento di gioia spontanea e condivisa valga più di mille situazioni “preconfezionate”. “Il servizio ci fa vivere un’esperienza d’amore autentico ed un’opportunità di crescita personale. Attraverso il dono di noi stessi abbiamo infatti la possibilità di vivere a fondo il concetto di amore cristiano, rendendoci anche conto che riceviamo dieci volte tanto di quello che abbiamo dato”.
Queste sono le parole con le quali descriviamo il servizio nella nostra Carta di Clan (Carta dei Servizi del gruppo scout); basandoci su di esse dobbiamo constatare come questa sia stata un’esperienza realmente aderente ai nostri valori. Più in generale è valso ancora una volta il principio che “è dando che si riceve” e così la possibilità di accogliere altre persone ci ha fatto sentire a nostra volta accolti e ci ha fatto vivere meglio anche i nostri momenti di Clan.
Speriamo che le nostre strade possano ritrovarsi.”

ragazzi convegno uneba 2018

Il convegno nazionale di UNEBA

Un’importante occasione di confronto sull’infanzia e l’adolescenza

Il futuro dei ragazzi ci sta molto a cuore e sentiamo l’esigenza di lavorare insieme. Per questo vorremmo che tutti gli Enti e gli operatori che si occupano di bambini e adolescenti fossero protagonisti con noi di una preziosa occasione di incontro e formazione che ci sembra importante segnalare: il Convegno nazionale “Bambini e Ragazzi: quale futuro? Fra responsabilità e nuovi modelli di genitorialità per la Famiglia e per la Comunità”. È il Convegno che UNEBA in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Catania e la Scuola Superiore di Scienze dell’Educazione San Giovanni Bosco promuove a Catania nei giorni di giovedì 18, venerdì 19 e sabato 20 gennaio 2018.
UNEBA, Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale, è nata nel 1951 grazie all’Arcivescovo di Milano Montini, futuro Paolo VI. Associa molti dei più importanti Enti religiosi, Fondazioni e Organizzazioni del terzo settore, che operano in Italia nell’ambito delle opere sociali, sanitarie e riabilitative.
Suor Laura Airaghi, presidente di AGB Onlus, è Consigliere Nazionale UNEBA e Presidente della Commissione Minori Nazionale UNEBA.

convegno nazionale uneba 2018Il convegno sarà incentrato su alcune importanti e complesse tematiche riguardanti l’infanzia e l’adolescenza, quali ad esempio il disagio dei minori e delle famiglie oggi, l’importanza della prevenzione, l’integrazione sociale e sanitaria nei Servizi per Minori, i nuovi modelli di intervento psicomotorio e psicoeducativo. Tra le finalità dell’iniziativa è prevista la costituzione di Gruppi di lavoro che svilupperanno, in collaborazione con le Università presenti, una Rete Uneba Nazionale di cooperazione tra i vari Enti che si occupano di bambini e adolescenti, che ci permetta di essere più incisivi nell’interazione sociale e politica in questo momento storico. Obiettivi: sviluppare modelli di intervento sociale più efficaci, attivare nuove forme di sostegno progettuale ed economico per i servizi, avviare un’attività di formazione continua con chi opera nel settore e, infine, introdurre nuovi strumenti tecnologici in ambito psicoeducativo.

Suor Franca Maria, responsabile di Villaluce, condividerà l’esperienza di questa realtà per stimolare un confronto rispetto ai necessari cambiamenti legali, amministrativi e organizzativi per permettere alle comunità educative di continuare ad essere una risposta significativa ai bisogni in continua evoluzione degli adolescenti accolti in comunità.
L’occasione consentirà agli operatori del settore (educatori, psicologi, terapisti, assistenti sociali, formatori, dirigenti) di riflettere e di confrontarsi, insieme a ricercatori e studenti universitari, sullo stato attuale della tutela, dell’educazione, della formazione, dell’assistenza, della riabilitazione di bambini e
adolescenti in condizioni di povertà, rischio sociale, vulnerabilità o disabilità.

Il Convegno, nelle sessioni d’apertura e di chiusura, prevede un dialogo con le autorità locali e governative sui problemi più urgenti. I workshop di venerdì 18 pomeriggio saranno lo spazio di lavoro per la partecipazione attiva dei partecipanti.
Contribuisce all’organizzazione del Convegno la nostra operatrice Paola Lodovici, Presidente Commissione Minori Regione Lombardia UNEBA.

laboratorio creativo di villaluce

Noi come Bottoni

Oggi vi vogliamo raccontare la storia del laboratorio creativo che nasce qui, a Villaluce, e di come abbia ripreso la sua attività. All’inizio era solo una porta chiusa che ci faceva paura, quella paura che prende ciascuno di noi di fronte a tutte le nuove cose. Poi l’abbiamo aperta, tutte insieme.

All’interno della stanza bottoni, stoffe, fili… tutte cose che ai nostri occhi apparivano inutili. Alla vista di quegli oggetti ci siamo spaventate, ci siamo sentite non all’altezza. Come potevamo utilizzare e trasformare tutto quel materiale in qualcosa di bello, capace di rallegrare noi nel creare e gli altri nell’ammirare? Superato quel blocco iniziale, in cui ci sentivamo incapaci di creare e ridare vita a quei bottoni ammassati, alle cassette di frutta raccolte al mercato, ai fili e alle stoffe sparse, tutto è diventato più interessante. Piano piano nascevano idee e questi oggetti hanno preso vita e, insieme a loro, anche noi!

Il laboratorio creativo è quindi uno spazio che permette a noi ragazze di esprimerci, di trasmettere emozioni. Di fare quel passo in più per raggiungere qualcosa di bello. Qualcosa che è dentro ciascuno di noi anche se spesso ce ne dimentichiamo. Qui ogni gesto diventa un’opportunità. Soltanto alla fine abbiamo capito l’importanza della ricerca: l’importanza di non mollare anche quando tutto sembra inutile e non vale la pena di provarci. Fare la fatica di superare quelle paure iniziali e fidarci di chi ci dice: “Vale la pena arrivare fino in fondo”.

Oggi vogliamo condividere tutto questo con voi…
Noi ragazze spesso ci sentiamo come quella cassetta apparentemente inutile. Ci sentiamo come quei tanti bottoni che aspettano che qualcuno si accorga di loro facendoli sentire utili.

Con questo vogliamo augurare a ciascuna di noi e a tutti, un buon inizio. L’inizio di un cammino per emergere, apparire e brillare di luce nuova…Grazie!

giustizia

Sono minore…ma anche le mie azioni hanno un prezzo

Che cos’è la legalità per una ragazza di 15 anni?
Alla Casa del Sorriso stiamo cercando di capire qualcosa di più grazie all’aiuto dell’avvocato Simone Brusatori, Presidente di un Server del Lions Club Legnano Carroccio, che si è reso disponibile per alcuni incontri sul tema della legittimità in minore età. Di seguito, ecco gli appunti presi e un disegno che due ragazze della Comunità ci offrono per illustrare il primo incontro.

Uno dei primi temi affrontati è stato il modo in cui la legge agisce sui minori. Ha suscitato particolare interesse il progetto denominato “Messa alla prova”, l’opportunità prevista che consente di dimostrare, in un periodo di tempo limitato, che il reato commesso sia stato “un caso isolato” e che non si debba ripetere. Tra le varie attività considerate durante il tempo di “Messa alla prova” è previsto un periodo di volontariato presso le associazioni di beneficenza quali ad esempio la “Croce Rossa”. Si è voluto affrontare anche l’argomento dei reati maggiori, la misura cautelare e quindi la possibilità di scontare la propria pena nelle carceri minorili e poi, nel caso venga previsto un tempo di reclusione abbastanza lungo, nel carcere ordinario.

Abbiamo voluto mettere l’accento sull’immediatezza del reato e sulle conseguenze a lungo termine. Una frase in particolare ci ha colpito: “Nel momento in cui si commette un reato, che sia aggressione o fumare uno spinello, si lascia la decisione a un altro”. Si voleva far capire che una volta commesso il reato è la persona lesa o il carabiniere che decidono se denunciare il fatto. Non dipende più da noi.
Nessuna di noi ragazze conosceva la cosiddetta “fedina penale” e quanto possa gravare sulla vita di un cittadino. Anche, nel caso dei minori, la segnalazione e il mantenimento di tali informazioni incidono sulla costruzione della storia personale. Molto d’ impatto in questo senso, è stata la definizione di “Comportamento Ribelle” riferita a quanti non seguono le regole per un motivo o per un altro.

L’ultima parte dell’incontro è stata dedicata all’uso di sostanze stupefacenti e al fatto che questo sia un reato penale. Si è voluto fare una distinzione tra il possesso e l’uso personale sottolineando che, anche se non si è in presenza di un reato penale, il fatto sarà scritto comunque nella storia personale. In particolare si sono trattati i reati connessi all’uso di stupefacenti e di come questo possa costituire un’aggravante in sede di processo. Uno su tutti il reato di omicidio stradale.

L’incontro è terminato con l’argomento della responsabilità genitoriale. Una volta appreso il senso della legalità ognuna di noi si è posta la domanda: “Quanto il comportamento del singolo può incidere sulla vita degli altri?”. A questo punto la convinzione: “Sono minore, non mi toccano” è crollata, lasciando spazio invece a una maggiore consapevolezza.

* L’immagine è stata realizzata da una delle ragazze
calendario AGB Onlus 2017

Calendario AGb Onlus 2017

Abbiamo realizzato un calendario con le foto scattate dalle nostre ragazze in occasione del concorso fotografico “Cattura un’emozione”, organizzato dall’associazione di volontari “Il Melograno” Onlus.
Le foto esprimono stati d’animo, pensieri, momenti di riflessione che le giovani hanno condensato in parole e immagini.
Le ragazze riflettono su di sé e sul mondo, ci raccontano con parole semplici e belle il loro stupore e la loro scoperta.

 

Ordina le tue copie a info@agbonlus.org – mettendo in Oggetto: ordine calendario.

inaugurazione omada

Vi presentiamo Omada!

L’8 settembre scorso l’Associazione Gruppo di Betania Onlus ha inaugurato una nuova sezione: Omada, Struttura Residenziale di Neuropsichiatria Infantile per Adolescenti. Omada nasce per rispondere al bisogno evidenziato da Regione Lombardia e ATS Città Metropolitana di dotare la città di Milano di strutture residenziali di NPIA. Omada accoglierà adolescenti di età compresa tra 12-17 anni che vivono problematiche psicopatologiche, con particolare attenzione per i disturbi di personalità, inviate da UONPIA e dai Servizi Sociali.

Per la nostra associazione l’apertura di Omada rappresenta certamente una sfida importante, ma anche la possibilità concreta di rispondere ai bisogni delle ragazze che accogliamo e che sempre più spesso manifestano problematiche complesse, poco codificabili, segno di un disagio sommerso con forme anche gravi di disturbo mentale.

inaugurazione omada Guzzettiinaugurazione omada operatori

inaugurazione omada uditorio presentazione

 

 

L’inaugurazione è stata anche un’importante occasione di confronto con persone e enti che da anni ci sono amici e ci accompagnano e sostengono nel nostro lavoro. Abbiamo infatti deciso di partire per questo nuovo percorso con una Tavola Rotonda sul tema “Perché la comunità terapeutica? Le ragioni del cuore e della mente”. Hanno partecipato alla riflessione l’Assessore al Welfare di Regione Lombardia avv. Giulio Gallera , l’Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Milano dott. Pierfrancesco Majorino, il Presidente Fondazione Cariplo avv. Giuseppe Guzzetti, il Direttore Caritas Ambrosiana dott. Luciano Gualzetti, il Presidente Società Italiana di Neuropsichiatria Infantile dott.ssa Antonella Costantino, il Direttore Neuropsichiatria Infantile di ASST Sacco Fatebenefratelli dott. Alberto Ottolini, il Presidente Fondazione Casa della Carità don Virginio Colmegna.

Ringraziamo di cuore tutti coloro che ci hanno sostenuto e aiutato nella difficile fase di apertura della nuova struttura.

Guarda il video dell’inaugurazione